Kallist'O ed io, Giugno 2010 |
Io ho iniziato perché mio padre aveva questa passione, ma questa è una storia che ho già raccontato qui (https://www.ilblogdimvhorses.it/2022/02/come-nata-la-vostra-passione.html). Per tanti anni, quando ero piccolo, ho praticato equitazione di campagna, poi mi sono appassionato sempre di più alla monta inglese e di conseguenza al lavoro del cavallo, merito anche di tutte le serate passate seduto sulle ginocchia di papà a leggere tantissimi manuali di equitazione.
Flo ed io, estate 2010. Notare il cerotto sul mento. |
Ricordo che nell’estate del 2010, quando avevo 15 anni, avevo montato una marea di cavalli diversi e con ognuno di loro provavo a fare qualcosa di differente, dal salto al lavoro in piano. In realtà non è che sapessi esattamente che cosa stessi facendo, ma la curiosità e la voglia di mettermi in gioco era troppo forte per smettere.
Così, nonostante il clima torrido, tutti i giorni prendevo la mia bicicletta e pedalavo per una quindicina di chilometri ed andavo in maneggio, spesso tutto il giorno, e montavo, montavo qualsiasi cavallo capitasse a tiro. Ai tempi leggevo Cavallo Magazine e le sue rubriche di tecnica equestre, corredate di meravigliose foto scattate ai migliori cavalieri. Poi, il giorno dopo, provavo a replicare le nozioni lette. Quei poveri cavalli non penso abbiano un ottimo ricordo dei miei esperimenti, che, per inciso, mi sono costati un mento nuovo (vedi foto) ed innumerevoli voli degni di nota.
Sì, penso sia iniziato tutto da quell’estate. Con cavalli improbabili e carenti nozioni tecniche. In quei giorni ho capito che mi piaceva trovare soluzioni, provare dove tutti avevano mollato, sperimentare cose nuove.
Cacao, correva l'anno 2014 |
Negli anni successivi non ho mai avuto chissà quali cavalli, complice il portafoglio sbagliato probabilmente, ma se se ci penso, già ai tempi mi piaceva montare quelli un po’ più caratteriali, magari che tiravano fuori qualche difesa e che avevano bisogno di essere solo compresi, anche perché a dirla tutta, non è che avessi molta scelta. Ricorderò per sempre la mia cavallina saura polacca, che con il suo carattere pessimo mi ha insegnato così tanto e ha spianato la strada per tutto quello che è venuto in futuro. Tanto di quello che adesso mi piace fare, lo devo solo ed esclusivamente a lei, che è stata davvero una grandissima insegnante anche se non nel senso classico del termine.
Rimane comunque una grande nostalgia di quegli anni e anche di come si viveva l’equitazione in quel periodo, quando ero un adolescente; magari un giorno scriverò un post a riguardo, sono sicuro che un po’ di nostalgia la sentiate anche a voi. A distanza di tantissimo tempo però, realizzo che alla fine sto facendo quello per cui, tanti anni fa da ragazzino, mi batteva forte il cuore. E forse è proprio per questo che voglio rimanere a galla in questo mondo.
Io monto a cavallo perché ho la necessità di sentire certe sensazioni. Sentire un cavallo che cambia, che si rilassa, che impara qualcosa perché l’ha appreso con te che gliel’hai spiegato nel modo giusto o perché hai trovato la chiave che apre la serratura del suo cervello. Sì, io monto per tutto questo.
E voi perché montate a cavallo? Avete mai provato a riflettere sul filo conduttore che vi ha portato fino a qui?
Ho iniziato a montare a 9 anni, nel classico maneggio di montagna, e da lì è nata la mia "malattia"... ho iniziato a fare passeggiate, compatibilmente con le scarse risorse finanziarie in famiglia e con il parere contrario dei miei genitori che non hanno mai appoggiato la mia passione (in questo caso ero sostenuta clandestinamente da mio nonno che mi portava al maneggio o in passeggiata di nascosto). Il tutto si è interrotto bruscamente verso i 14 anni, quando un paio di cadute hanno messo i cavalli nel cassetto per lungo tempo: i miei genitori consideravano l'equitazione uno sport troppo pericoloso e io, pur stando malissimo per non poter più montare, mi sono dovuta adeguare e ho messo da parte tutto quello che ruotava intorno a cavalli ed equitazione.... fino a qualche anno fa. Dopo "soli" 25 anni, alla soglia dei 40 anni, mio marito mi propone di fare una passeggiata a cavallo durante le vacanze: memore delle mie ultime avventure in sella gli chiedo di prendere entrambi lezione, giusto per ricordarmi dove fossero testa e coda dell'amico equino. Ho trovato un maneggio vicino all'ufficio e ho ricominciato: la scintilla si è immediatamente accesa, anche se ripartire da capo molto tardi è terribilmente difficile, vuoi per la resistenza fisica che va un po' a farsi benedire, vuoi perché la consapevolezza del rischio cambia dall'adolescenza all'età adulta. Mi definisco un'amazzone decisamente scarsa, ma sento la passione che mi mangia e aspetto sempre con ansia di avere un po' di tempo libero per passare in scuderia. Monto a cavallo perché mi rende felice, quando scendo ho il sorriso ebete e gli occhi che brillano. Quali sono i miei obiettivi? Imparare a montare bene in piano e magari affrontare qualche saltino. Il mio sogno è avere un cavallo tutto mio e spero prima o poi di poterlo realizzare. Per ora ho avuto un'amica a quattro zampe in mezza fida, con cui ho fatto un cammino di un paio d'anni, e da luglio ho una bravissima cavalla in fida, che mi aiuterà ad andare avanti e fare cose nuove. Chiedo scusa per il romanzo, ma essendo tu un grafomane sicuramente capirai...
RispondiEliminaGrazie per aver condiviso la tua esperienza e per la visita sul blog , un abbraccio ! 💫
EliminaLa motivazione per cui ho iniziato è una, quella per cui monto nel modo in cui monto è un'altra.
EliminaHo iniziato quando avevo quattro anni e la mia motivazione ufficiale di allora era "perché mi piacciono i cavalli!", che è una frase che calza perfettamente per una bambina di quell'età, ma che è più sibillina di quanto sembri. Crescendo ho imparato a confrontarmi col mio mondo interiore e ho scoperto cosa si nascondeva dietro ad una frase apparentemente innocua : mi sono spesso sentita diversa perché avevo una sensibilità particolare e mi sono spesso sentita sola con le persone perché la mia impressione era che nessuno volesse conoscermi per quella che ero, tutti si aspettavano qualcosa e appena scoprivano che non corrispondevo allora mi bollavano come strana o singolare, per i più crudeli disadattata. Ero solo una ragazzina che amava di più la natura che la città, il silenzio che il chiasso, le amicizie "poche ma buone" che i grupponi di amici di cui rischi di dimenticare i nomi. In tutto questo ho compreso che i cavalli mi sono sempre piaciuti perché con loro non mi sono mai sentita giudicata, né etichettata, né trovata inadeguata. Con loro ero solo Arianna. Intorno ai cavalli girano un sacco di persone e di nuovo queste mi potevano giudicare, etichettare e tutto il resto, ma tanto c'erano i cavalli a fare da antidoto a questo veleno e allora valeva la pena soffrire un po' il mondo solo per stare con loro.
È vero che l'equitazione è cambiata : oggi esistono scuole di pensiero votate alla coercizione pur di ottenere un risultato, così come ne esistono altre talmente etologiche che non hanno più il coraggio di chiedere nulla al cavallo, nel rapporto con noi. Io credo nell' essere pragmatici: in equitazione siamo due entità, cavallo e cavaliere, e si può comunicare con un linguaggio comune per fare delle attività insieme, di qualunque tipo siano. Nessuno dei due è perfetto, entrambi possono sbagliare, ma se si è creato un binomio chi sbaglia verrà soccorso dall'altro. La tecnica non può tutto in questo sport, l'emotività conta e il feeling intangibile che passa tra cavallo e cavaliere può molto di più di tutta la tecnica del mondo. Monto a cavallo credendo in questo e così indispettisco qualche istruttore di tanto in tanto, perché talvolta mi vorrebbero tecnicamente perfetta mentre io punto di più sull'intesa col cavallo. Se un giorno un cavallo mi vorrà così, allora mi impegnerò per diventarlo. 😉
Ciao Arianna, grazie per il tuo commento!
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