Giugno 2024 |
Quando avevo undici o forse dodici anni, la parola "estate" voleva dire solo una cosa: poter andare in scuderia tutti i giorni senza avere mia madre con il fiato sul collo che mi rincorreva con le armi più disparate urlandomi di studiare (questo almeno fino a fine Luglio ... Da Agosto in poi ricominciavano i problemi).
A me non interessava nient'altro, salivo sulla mia bicicletta e pedalavo al bordo della statale sotto il sole che ai tempi non scaldava come oggi, e tornavo alla sera giusto per l'ora di cena (forse). Sporco, sfinito, abbronzato. Crescendo, intorno ai sedici anni, mi era diventato chiaro che il solo "cazzeggiare" in scuderia non mi bastava, non mi soddisfaceva, volevo qualcosa di più. Volevo imparare un mestiere, mettere la mani in pasta. Così, nella scuderia in cui mi trovavo ai tempi, ero riuscito a farmi adottare per tutta l'estate stabilmente. Il mio letto era un divano in club house e finalmente le mani me le sporcavo davvero. Si cominciava la mattina presto, si montava, si girava alla corda, si saliva su cavalli sconosciuti, o si stava ore in camion per arrivare chissà dove. Andava bene fare qualsiasi cosa, purché fosse lì. Ricordo ancora la prima criniera tagliata bene, le prime fasce, la prima cretata con la carta del mangime bagnata, ma soprattutto il primo nodo alla coda, che non mi veniva mai ! Correvo da un concorso all'altro pulendo selle, finimenti, studiando i tempi, le dinamiche, con gli ordini di partenza stropicciati nella tasca dei jeans. Dormivo per giorni su un materassino gonfiabile in camion, sul truciolo, facevo il giro di controllo la notte e controllavo l'acqua. A fine estate avevo ormai imparato ... E tutto mi veniva con spontaneità. Volevo tutto, volevo assimilare tutto, senza riserve.
Poi il lunedì si tornava a casa e rimaneva solo il vuoto. Ma chi ero quel giorno senza i cavalli ? Dov'era la mia realtà ? Come avrei potuto arrivare fino a martedì ? Così la notte passava quasi insonne nell'attesa di ripartire l'indomani. Ma i lunedì passavano e Settembre era già di nuovo arrivato, e con lui il grigio di casa mia, che era così lontana dai cavalli e da tutto quello che faceva parte di me, e le urla di mia madre che proprio non capiva cosa volesse dire avere una passione così. Una passione che, fra parentesi, poi ti fa mollare tutto perché "o una cosa o l'altra" mi diceva lei, e quello che volevo io non era lì.
Nonostante tutto, io la auguro a tutti una passione così; quel sogno talmente giusto, talmente scritto per te, che non ti fa neanche dormire. Ti salverà sempre da qualsiasi dramma.
Con me l'ha fatto in passato. E continua a farlo tutti i giorni.
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